Preventing Art Crimes through Regulation and Self-Regulations

di  Serena Sancataldo,  dottoranda di ricerca in diritto penale

 

 

 

 

 

 

Il 30 Settembre 2024,  presso Palazzo Visconti a Milano, si è tenuta la conferenza internazionale “Preventing Art Crimes through Regulation and Self-Regulations”, promossa dalla UNESCO Chair on “Business Integrity and Crime Prevention in Art and Antiquities Market”, istituita presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, Chair Holder il Prof. Stefano Manacorda, in collaborazione con la Fondazione Centro nazionale di prevenzione e difesa sociale (CNDPS) e l’International Scientific and Professional Advisory of the United Nations Crime Prevention and Criminal Justice Programme (ISPAC).

 

L’evento ha visto la partecipazione di studiosi, avvocati, enti e rappresentanti di organismi e associazioni internazionali, chiamati a confrontarsi sulle problematiche connesse alla regolamentazione pubblica e al ruolo dell’autoregolazione nella prevenzione e contrasto del crimine nel mercato d’arte e delle antichità.

 

Nella Welcome Session, dopo i saluti inaugurali di Stefano Manacorda e Piergiuseppe Biandrino (Presidente del Consiglio di Amministrazione della CNDPS), è intervenuto Michele Coppola, Direttore Esecutivo per l’arte, la cultura e il patrimonio storico di Intesa Sanpaolo, che ha presentato il ruolo dei soggetti privati, e in particolare degli istituti bancari, nella gestione e tutela del patrimonio culturale. L’intervento ha posto in luce le molteplici problematiche da affrontare in situazioni emergenziali o ancora nello spostamento e prestito di beni culturali, sottolineando, di conseguenza, l’importanza di offrire guida e supporto oltre che una efficace regolamentazione del mercato d’arte.

 

A seguire, Krista Pikkat, UNESCO Director of the Culture and Emergencies Entity Secretary of the 1970 Convention, ha offerto una panoramica sul lavoro svolto da UNESCO nella revisione dell’International Code of Ethics for Dealers in Cultural Property.

 

La discussione si è poi articolata in tre panels che hanno visto speakers e discussants confrontarsi sul ruolo di codici di condotta, dei codici etici e degli altri strumenti di soft law nel mercato dell’arte, sull’incidenza delle procedure di due diligence nelle acquisizioni di beni culturali, e sull’impatto che stanno avendo le legislazioni in materia di anti-riciclaggio sui professionisti del mercato dell’arte.

 

A concludere la giornata è stata una tavola rotonda, a cui hanno preso parte esponenti dell’avvocatura, della magistratura, fondazioni bancarie e compagnie assicurative che hanno avuto modo di confrontarsi in merito alle pratiche di tutela e tracciabilità dei beni culturali, riportando esperienze professionali e casi di particolare rilievo.

 

 

1. Codes of Conduct, Codes of Ethics and Other Soft-Law Tools in Cultural Heritage Area

 

Il primo panel, intitolato “Codes of Conduct, Codes of Ethics and Other Soft-Law Tools in Cultural Heritage Area” e moderato dal Prof. Stefano Manacorda, ha riguardato la crescente centralità di strumenti di soft law nella prevenzione dei crimini nel mercato d’arte, offrendo spunti di riflessione sul ruolo che l’autoregolamentazione può svolgere nel mercato dell’arte, alla luce delle difficoltà crescenti che incontra l’hard law nella protezione efficace del patrimonio culturale.

 

In particolare, Marc-Andrè Renold (University of Genève) si è concentrato sulla crescente integrazione degli strumenti di soft law all’interno del diritto tradizionalmente inteso, pur a fronte di una certa reticenza della giurisprudenza a darne applicazione. Inoltre, sono stati presentati gli ultimi aggiornamenti sul lavoro portato avanti da UNIDROIT in tema di “Orphan Cultural Objects”, che mira ad elaborare una definizione per gli oggetti dalla provenienza dubbia o solo parzialmente documentata, al fine di far fronte alle incertezze e problematiche connesse alla loro gestione.

 

Donna Yates (University of Maastricht) si è soffermata sulle criticità nell’applicazione e nel rispetto dei codici etici da parte dei musei, sottolineando l’importanza da attribuire alle ragioni sottostanti al rispetto o alla violazione di tali codici, secondo un’impostazione criminologica. A partire da un esempio tratto dalla prassi, si è ragionato sui “dilemmi etici” a cui possono trovarsi esposti i curatori qualora siano loro proposte donazioni di beni culturali non accompagnati da documenti attestanti la loro provenienza. Se il rispetto dei codici etici impone di rifiutare la donazione, la volontà di proteggere tali beni, potenzialmente a rischio, potrebbe indurre ad agire in maniera opposta.

 

A concludere il panel è stata la relazione di Mario Iannuzziello (Università della Campania “Luigi Vanvitelli”), che ha illustrato come il mercato dell’arte e delle antichità operi secondo un complesso quadro normativo informale caratterizzato dall’influenza di codici etici e di condotta, che riflettono l’evoluzione degli standard legali. In particolare si è fatto notare come i principali fattori che spingono all’adozione di questi codici includono l’implementazione di procedure di diligenza per prevenire comportamenti scorretti, incentivi commerciali e benefici per i membri.

 

Alle presentazioni degli speakers sono seguiti gli interventi dei discussants che hanno contribuito alla discussione a partire dalla propria esperienza professionale. Giuseppe Calabi (Gruppo Apollo) ha introdotto il Gruppo Apollo, un’associazione che riunisce gli attori del mercato dell’arte italiano e si impegna a promuovere pratiche etiche nel settore, sottolineando l’importanza del dialogo con le istituzioni italiane. A seguire, Tess Davis (Antiquities Coalition) ha invece proposto di esplorare la relazione tra i codici etici e recenti iniziative in tema di soft law, Infine, Nicholas M. O’Donnell (Sullivan & Worcester LLP) si è concentrato sull’efficacia dei codici di condotta, mettendoli a confronto con le normative statutarie, in particolare nel contesto del mercato dell’arte negli Stati Uniti.

 

 

2. Legal Impact of Due Diligence Procedures in Provenance and Aquisition

 

Il secondo panel, intitolato “Legal Impact of Due Diligence Procedures in Provenance and Aquisition”, e moderato dalla Prof.ssa Alessandra Donati (Università degli Studi di Milano Bicocca), si è incentrato sull’importanza delle procedure di due diligence nello stabilire la provenienza del bene e nel procedere alla sua acquisizione.

 

Toshiyuki Kono (Kyushu University) ha ragionato sul ruolo della due diligence a partire dalla direttiva europea sulla due diligence per la sostenibilità aziendale (2024/1760), entrata in vigore il 25 luglio 2024, che ha l’obiettivo di migliorare il comportamento aziendale rendendolo più sostenibile, richiedendo alle imprese di identificare e mitigare gli impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente lungo le loro catene di valore globali. Si è in particolare sostenuta l’idea di valutare le transazioni di beni culturali secondo schemi riconducibili al modello di tali catene di valore, evidenziandosi così l’importanza della due diligence nell’instaurare non solo responsabilità dei singoli attori coinvolti, ma anche di rete, nella prevenzione di comportamenti scorretti.

 

Marc Balcells (Universitat Oberta de Catalunya) ha osservato la due diligence nel mercato dell’arte da una prospettiva criminologica, ritenendo opportuno intervenire nella prevenzione dei reati in questo ambito, interrogandosi se i modelli esplicativi tipici della criminalità economica siano adattabili al settore. Così, si è ribadita l’importanza, ai fini della comprensione della criminalità in questo ambito, di quadri teorici tradizionali esplicativi dei processi decisionali sottesi alle scelte criminali, tra cui le teorie ambientali e dell’apprendimento, così come la teoria della scelta razionale e le tecniche di neutralizzazione.

 

Infine, Marco Colacurci (Università della Campania “Luigi Vanvitelli”) ha discusso della crescente importanza delle procedure di due diligence nella prevenzione del crimine nel mercato d’arte, rivelando un progressivo mutamento funzionale di tale attività, da forma di garanzia ai fini del giusto compenso in favore dell’acquirente del bene culturale in caso di restitution ad attività finalizzata alla prevenzione del rischio reato, come il settore dell’Anti-Money Laundering sembra dimostrare.

 

Anne Laure Bandle (Borel & Barbey), Lynda Albertson (Association for Research on Crimes Against Art) e Rena Neville sono intervenute in qualità di discussants, concludendo il panel con osservazioni preziose che hanno messo in evidenza la crescente attenzione riservata alle transazioni d’arte in Europa e fornendo uno spaccato delle procedure applicate in Svizzera e nel Regno Unito.

 

 

3. Anti-Money Laundering in the Art Market

 

Il terzo ed ultimo panel, intitolato “Anti -Money Laundering in the Art Market” e moderato dalla Prof.ssa Arianna Visconti (Università Cattolica del Sacro Cuore), ha affrontato le questioni del riciclaggio di denaro nel mercato dell’arte, esaminando le implicazioni di varie normative e la loro attuazione.

 

Saskia Hufnagel (Università di Sydney) è intervenuta mettendo in evidenza come le Convenzioni UNESCO del 1970 e UNIDROIT del 1995, pur giocando un certo ruolo nella regolamentazione del mercato dell’arte, abbiano incontrato tuttavia resistenze a livello nazionale; al contrario, le normative anti-riciclaggio, a partire dalla la 5ª Direttiva Europea del 2018, hanno avuto un impatto decisamente più significativo, imponendo ai commercianti d’arte di implementare programmi anti-riciclaggio e segnalare transazioni sospette. Concentrandosi sul contesto britannico, si è evidenziato come la conformità alle normative possa influenzare negativamente le attività degli art-market players, giacché i costi organizzativi possono pregiudicare il lavoro soprattutto di quelli di dimensioni più piccole.

 

Umut Turksen, (Coventry University) ha fornito un’analisi critica dell’efficacia delle normative AML nel Regno Unito, trovandole inadatte al mercato dell’arte in quanto affondano le loro radici in altri settori normativi. Si è inoltre evidenziata come l’indeterminatezza definitoria rispetto a ciò che si considera arte – come bene dall’elevato valore economico e culturale – incida negativamente sull’applicazione della normativa anti-riciclaggio.

 

Anna Mosna (Università di Leiden) si è concentrata sul fenomeno del “riciclaggio d’arte”, in cui beni culturali di origine illecita vengono canalizzati nuovamente nell’economia legittima, affermando la necessità di estendere gli obblighi AML ai partecipanti del mercato dell’arte. Nella visione della relatrice viene dunque evidenziato come regolazioni più severe possano avere un ruolo cruciale nel combattere il riciclaggio d’arte, oltre a proteggere il patrimonio culturale.

 

In conclusione, Erika Bochereau (CINOA), Irina Tarsis (Centre for Art Law) e Riccardo Ercole Omodei (Università degli Studi di Palermo) hanno ulteriormente stimolato il dibattito ricollegandosi alle presentazioni precedenti e offrendo importanti spunti di riflessione circa rischi e vantaggi derivanti dall’applicazione delle normative AML, così come sulla responsabilità individuale.

 

 

4. Tavola Rotonda

 

La conferenza si è conclusa con una tavola rotonda, moderata da Stefano Manacorda, che ha visto la partecipazione di Eugenio Fusco (Magistrato – Procuratore Aggiunto presso la Procura di Milano), Enrico Maria Giarda (Avvocato presso la Corte di Appello di Milano), Giuseppe Catalano (Assicurazioni Generali) e Antonella Crippa (Intesa Sanpaolo). I relatori, provenienti da diversi settori, hanno avuto modo di condividere le proprie esperienze professionali, offrendo una prospettiva pragmatica circa le sfide affrontate dal mercato dell’arte in relazione al riciclaggio di denaro e alla protezione del patrimonio culturale.

 

In particolare, l’intervento di Eugenio Fusco si è concentrato sulla natura transnazionale dei crimini legati all’arte e sulle diverse forme di criminalità economica che interessano il settore. È stata dunque sottolineata l’importanza della cooperazione internazionale per prevenire e contrastare efficacemente tali fenomeni criminali. Enrico Maria Giarda ha posto l’attenzione al settore degli NFT (Non-Fungible Tokens) nel mercato d’arte, e alle sfide e ai rischi associati a questa nuova tecnologia e forma d’arte. Giuseppe Catalano ha approfondito il tema degli impegni organizzativi da intraprendersi ai sensi della disciplina dettata dal D.Lgs. 231/2001, sottolineando come l’attività di compliance incida positivamente per l’impresa da un punto di vista reputazionale e di credibilità nel mercato. Infine, Antonella Crippa ha sottolineato la necessità e l’importanza di adottare pratiche di salvaguardia e valorizzazione delle opere, evidenziandone al contempo i costi e i rischi che una tale attività richiede in relazione a collezioni vaste e dal grande valore storico-culturale.