Letture: Nieto Martín e Calvo Soler (a cura di), Justicia restaurativa empresarial, Madrid, 2023

di Anna Acconcia, Dottoranda in Diritto penale; Avvocato; Mediatrice

 

 

 

 

Il volume “Justicia restaurativa empresarial. Un modelo para armar”, curato dai Professori Adan Nieto Martín e Raúl Calvo Soler e pubblicato nel 2023 per Reus Editorial, è un’opera densa e corale che presenta potenzialità, risorse e aspetti sfidanti di un’intelaiatura di sistema che, con equilibrio e sapienza, intreccia la giustizia riparativa con la giustizia penale nell’orizzonte dell’attività d’impresa.

I curatori, nelle pagine di apertura del lavoro, ripercorrono alcuni eventi tristemente noti (il caso Bophal in India, quello della Texaco-Chevron in Ecuador e quello del Rana Plaza in Bangladesh, solo per citarne alcuni, v. pp. 12-17), soffermandosi sulle insoddisfacenti e parziali risposte offerte dai sistemi di giustizia tradizionali.

La dolorosa panoramica introduttiva consente al lettore di proiettarsi nel cuore tematico del libro e di coglierne spirito e mission. Rispetto alle ipotesi di criminalità ambientale, crimini organizzativi e violenza d’impresa (quali, a titolo esemplificativo, disastri ambientali e altri disastri, calamità naturali con responsabilità dell’uomo, incidenti industriali, infortuni sul lavoro,  esposizione a sostanze tossiche e nocive, commercializzazione di prodotti difettosi e/o pericolosi) gli autori propongono forme flessibili di intervento, ex ante ed ex post, non giocate esclusivamente sulla inveterata risposta punitiva, ma capaci di interagire costruttivamente con la complessità del mondo tardo-moderno attraverso un approccio che richiede condivisione e collaborazione.

 

 

 

1. Uno sguardo d’insieme

Il libro, diviso in cinque lezioni, accompagna il lettore all’interno di un percorso che principia dai fondamenti della giustizia riparativa aziendale (prima lezione, pp. 21-75), passa attraverso l’analisi degli elementi per la progettazione di risposte riparative (seconda lezione, pp. 76-160), si sofferma sulla giustizia riparativa d’impresa e la responsabilità penale, sia per le persone fisiche (terza lezione, pp. 161-184), sia per quelle giuridiche (quarta lezione, pp. 185-250) e termina con alcuni casi studio in tema di reati ambientali e di violazione dei diritti umani (quinta lezione, pp. 251-317). L’epilogo (pp. 318-337), con lo scopo di ripercorre gli snodi essenziali del lavoro e di tirarne le file, si serve di quattordici coppie concettuali («Reparador-Restaurativo»; «Restaurar-Mediar»; «Justicia restaurativa-Justicia penal»; «Impunidad-Restaurar»; «Responsables individuales-Responsabilidad de la empresa»; «Empresas solventes-Empresas insolventes»; «Empresas peligrosas-Empresas corregibles»; «Disuasión-Restaurar»; «Dialogar-Delegar»; «Adjudicar-Protagonizar»; «Autocomposición-Ausencia de límites. Formal-Informal»; «Obligatorio-Voluntario»; «Medida alternativa-Medida restaurativa»; «Procesos restaurativos-Procesos privados»), talvolta rese opache da un linguaggio confusivo e bisognose di un supplemento di chiarificazione per consentire la nitida emersione di analogie, differenze, rapporti e connessioni.

Il metodo utilizzato per costruire un modello che accolga e attui il paradigma riparativo con riguardo alle imprese si è nutrito del lavorio necessario per affrontare gli aspetti più controversi in argomento, dei punti deboli, talvolta motore per inaugurare strategie inedite, e persino delle critiche mosse dalla comunità scientifica, sprone per una attenta validazione della teoria. Il risultato di un simile approccio, scevro di slanci fideistici e di pretese di conclusività, costituisce la cifra stilistica dell’opera e consegna agli studiosi della materia e, più in generale alla società, l’ideazione di un’architettura solida e razionale e l’apertura verso una strada, forse a tratti inaspettatamente, percorribile.

 

 

 

2. Fundamentos de justicia restaurativa corporativa

Gli autori per introdurre la prima lezione del manuale riprendono il pensiero di Howard Zeher, uno dei padri della restorative justice, che invita a osservare, con uno sguardo differente e meno assuefatto, gli spazi illeciti e criminali per pensare la giustizia, specialmente rispetto alla sua dimensione punitiva, in modo totalmente diverso. L’aspetto centrale della prima lezione, infatti, ripercorsi gli sviluppi dell’elaborazione internazionale in tema di giustizia riparativa e sottolineato il rilievo politico-criminale della stessa e la sua efficacia in termini di desistenza dal crimine, risocializzazione dell’offensore e tutela delle vittime, si snoda entro quattro direttrici:

  • il significato di giustizia riparativa
  • il rapporto con la giustizia penale
  • il ruolo di giudici, avvocati e pubblici ministeri in un sistema giudiziario che incorpori al suo interno la logica riparativa
  • il concetto di vittima aziendale in rapporto alla giustizia riparativa.

Il primo capitolo, dunque, sottolinea e valorizza l’importanza dei profili partecipativi della giustizia riparativa (adesione libera e volontaria e partecipazione attiva e congiunta a un incontro dialogico libero e confidenziale) più che i risultati in termini di riparazione e disegna un sistema di giustizia penale in cui gli strumenti di giustizia riparativa, intesi in una logica di complementarietà, siano legittimati a integrarsi alle classiche reazioni penalistiche, confinando la pena detentiva ai casi in cui rappresenta un’«amara necessità», senza rinunciare, tuttavia, alle garanzie proprie del processo penale.

Secondo, gli autori «il sistema penale deve avere a disposizione tutto un arsenale di possibilità per ricomporre le relazioni sociali spezzate dalla criminalità e per riparare i danni, strumenti che non guardino solo al passato, ma considerino principalmente le conseguenze nel presente e il futuro, offrendo opportunità concrete di pace sociale e procedure in cui si possano “convenire” o “concordare” migliori condizioni di vita nella comunità» (traduzione nostra, p. 43).

Inoltre, l’approfondimento sulle dinamiche di vittimizzazione che, nel caso delle corporations, possono impattare su una dimensione multilivello, inglobando vittime dirette, vittime potenziali, popolazione esposta e generazioni future, consente l’emersione dei bisogni e delle esigenze reali delle vittime, il tempestivo riconoscimento, la “devittimizzazione” e la prevenzione di vittimizzazioni future, anche attraverso la partecipazione della vittima nei processi decisionali. Dunque, il coinvolgimento della vittima apre un canale di interlocuzione con gli operatori economici, consente di riflettere sul fattore danno più sul fattore colpa e sulla cultura d’impresa, ponendo le basi per «apprendere da ciò che è andato storto».

 

 

 

3. Elementos para el diseño de respuestas restaurativas

La seconda lezione del manuale si concentra sui principi che indirizzano i processi riparativi e sui criteri da seguire nella fase di mappatura e di progettazione. I percorsi di giustizia riparativa, dinamici e flessibili, si servono di programmi (Victim Offender Mediation, conferences, circles) basati sulla partecipazione e sulla cooperazione e vengono utilizzati con l’obiettivo di ottenere una risposta al conflitto.

Tra i programmi viene dedicata particolare attenzione, nel corpo del lavoro, ai programmi di compliance (strumenti di gestione per le organizzazioni volti a prevenire, individuare e sanzionare internamente comportamenti contrari agli impegni normativi che l’organizzazione si è assunta, sia imposti dall’ordinamento giuridico che assunti volontariamente dall’ente) in rapporto con la giustizia riparativa, laddove i programmi sono essenziali per intervenire nell’ipotesi di comportamenti illeciti all’interno delle società commerciali e, al contempo, la creazione di programmi sintonici con i valori riparativi consente maggiori chance di adesione e di conformità alle regole (p. 123).

Tutti i programmi riparativi si basano sul dialogo, motivo per cui uno spazio della sezione, che qui sinteticamente si ripercorre, è dedicato alla comunicazione, intesa quale glossario operativo volto, da un lato, a evitare parole che possano urtare la sensibilità altrui e, dall’altro, a favorire l’emersione di pensieri, vissuti, bisogni, azioni, anche attraverso una corretta strategia di comunicazione che metta in salvo da alcuni frequenti errori. In ultimo, viene offerto un approfondimento sulla figura e sul ruolo del facilitatore chiamato a progettare, implementare, controllare e promuovere il programma riparativo, introducendo pensiero critico e creativo, capacità di ascolto ed empatia.

 

 

 

4. Justicia restaurativa empresarial y responsabilidad penal: personas físicas

La terza lezione analizza le controverse questioni relative al ricorso alla giustizia riparativa nei casi in cui l’autore del reato è una persona fisica, responsabile di un crimine economico. Gli studi di matrice criminologica ritraggono i white-collar criminals come individui narcisisti, privi di empatia, manipolatori e dotati della capacità di usare il sistema legale a proprio vantaggio, tanto che, anche nei casi di ammissione oggettiva dei fatti, si servono di meccanismi di neutralizzazione per giustificare l’accaduto. In questo quadro, il ricorso alla giustizia riparativa può aiutare a superare l’anomia causata dalla distanza tra il comportamento dell’autore del reato e il danno o l’interesse del gruppo colpito. Tuttavia, il facilitatore in questi casi dovrà vigilare, con un livello ancora maggiore di attenzione rispetto allo standard, sul massimo rispetto della confidenzialità e sulla sua equi prossimità rispetto alle parti, per evitare situazioni di squilibrio, e dovrà utilizzare le conferences, quali programmi capaci di allargarsi a soggetti prossimi ai protagonisti della vicenda.

Secondo gli autori, l’intersezione complementare tra giustizia riparativa e giustizia penale tradizionale, nell’ambito della criminalità economica, costituisce una opportunità. Infatti, essa prevede il ricorso a sanzioni che comportino un impegno per il futuro e che sviluppino il senso di responsabilità dell’autore, mettendo in pratica il contenuto del precetto violato e consentendogli di toccare con mano il disvalore della propria condotta, così da incontrare anche la “dimensione della vittima”. Un sistema così congegnato apre a una riflessività ben diversa rispetto alla postura assunta in conseguenza della mera violazione di una disposizione penale. Appare, altresì interessante, in termini di aspettative di risocializzazione, di astensione dalla reiterazione del comportamento offensivo (pp. 172-173) e di ricucitura delle relazioni spezzate. In questi casi, dunque, viene salutato con favore il ricorso alla giustizia riparativa sia durante il processo di cognizione, anche come risposta diversa rispetto alla pena detentiva, sia post rem iudicatam.

 

 

 

5. Justicia restaurativa empresarial y responsabilidad penal: personas jurídicas

Nella quarta lezione gli autori si diffondono sulle opportunità di far ricorso al modello riparativo nell’ipotesi di persone giuridiche e sostengono che, proprio in questi casi, si raggiungano i maggiori risultati, anche sulla scorta dell’argomento che gli enti non catalizzano il bisogno di punizione proveniente dalla società tanto quanto le persone fisiche. Tuttavia, vengono segnalati alcuni dubbi e criticità rispetto all’utilizzo della giustizia riparativa in questo ambito con riguardo al pericolo di strategie opportunistiche, ancora maggiori di quanto già segnalato rispetto alle persone fisiche per la stessa classe di reati.

Secondo gli autori, in questo settore, è molto importante che i più alti responsabili dell’impresa, a differenza di quando accade con la giustizia tradizionale che trae in giudizio solo coloro che occupano un rango intermedio nella gerarchia aziendale, partecipino ai processi riparativi, pena la privazione di quello spazio dialogico che caratterizza gli approcci di giustizia riparativa, tanto importanti per le vittime e per la collettività. Si sottolinea come l’accordo riparativo non debba limitarsi alla riparazione del danno materiale o alla modifica dei modelli organizzativi aziendali, ma debba aprirsi alla dimensione immateriale consentendo il riconoscimento delle rivendicazioni dei soggetti vittimizzati, la saldatura dei legami sociali violati dal reato e l’empowerment delle vittime e delle comunità di riferimento (p. 191).

Nel corso della trattazione, vengono analizzati alcuni accordi consensuali che consentono all’impresa, pagando una somma di denaro, di ottenere l’impunità: si tratta di forme di diversion che non possono considerarsi degli interventi di giustizia riparativa, in cui, come noto, il principale elemento caratterizzante attiene all’incontro interpersonale tra le vittime, l’ente, attraverso i suoi rappresentati, e la comunità, una dinamica, dunque, ben lontana dalla semplice riparazione del danno, studiata a tavolino. Viene piuttosto proposto un modello che, richiamandosi alla teoria della responsive regulation elaborata da John Braithwaite, è dinamico e flessibile, si basa sulla disponibilità a rientrare nel circuito della legalità e dove la pena, minacciata e agita, rimane «sullo sfondo», come ultima ed estrema necessità. La proposta politico criminale pensata per gli enti è quella di costruire delle sanzioni in grado di emanciparsi dalla logica della retribuzione, capaci di accogliere la voce delle vittime e di essere garanzia di non ripetizione. Tali sanzioni porteranno l’ente ad «apprendere dai propri errori» e a co-costruire una cultura aziendale «all’insegna della legge».

Gli autori ricostruiscono un catalogo di sanzioni, in alcune delle quali prevalgono geneticamente scopi punitivi, e ne offrono una rilettura in chiave riparativa (pp. 213-223):

  • orden de notificación a las víctimas;
  • ordenes de reconocimiento de daño, disculpas y de reprobación;
  • trabajos en beneficio de la comunidad;
  • multas en beneficio de la comunidad;
  • intervención comunitaria

A quest’elenco si aggiungono, anche, i fondi fiduciari che consentono di gestire beni a beneficio di terzi anche attraverso l’attuazione di azioni di ampia portata – solitamente progetti o programmi – con lo scopo (tra gli altri) di contrastare l’impatto negativo che può derivare dall’attività commerciale o il danno generato da comportamenti commerciali illeciti.

In definitiva, l’obiettivo a cui mira la giustizia riparativa nel contesto delle imprese, e che nel libro si sottolinea con forza, non è solo e non è tanto quello riparare il danno economico, quanto piuttosto di concorrere, attraverso controlli più stringenti, attraverso la sostituzione di dirigenti responsabili di aver concorso alla realizzazione di dinamiche devianti, alla creazione di un’azienda rispettosa dell’etica imprenditoriale e sintonica con i valori della legalità. In ultimo, l’introduzione di metodi riparativi richiede che il giudice disponga di una discrezionalità più ampia nella determinazione della pena da irrogare (fermo il rispetto delle indicazioni contenute nelle linee guida) superando, così, il modello di condanna aritmetico e attribuendo al giudicante la facoltà di selezionare, nel novero delle sanzioni a contenuto riparativo, quelle che meglio si attagliano al conflitto oggetto di giudizio ovvero avvalendosi del modello progressivo piramidale che mira prima a persuadere, avvisare e ammonire e poi a sanzionare.

 

 

 

6. Estudio de casos: ¿cómo sucedió cómo debiera haber sucedido?

Nella quinta lezione, come in una composizione ad anello, vengono presentati alcuni casi (tra cui il caso Mariana, il caso della Centrale idroelettrica di Chixoy, il caso Ceresita e altri) in cui, a differenza degli esempi introduttivi, sono stati utilizzati degli strumenti riparativi, ma tuttavia «suonati a orecchio». Gli autori, dunque, si prefiggono l’obiettivo di mostrare cosa sarebbe successo se gli strumenti riparativi, descritti nel manuale, fossero stati applicati correttamente.

Il titolo dell’opera, un modello da assemblare, indizia sul lavoro di co-costruzione, a più mani, di cui si fa testimone questo volume e da cui tracima tutto lo sforzo di pensare a «qualcosa di meglio del diritto penale». L’opera, profondamente concreta in termini di politica criminale, tocca il cuore della più profonda «aspirazione di giustizia», dove le risposte così difficili sono anche le più necessarie.

 

 

 

 

A. Nieto Martín – R. Calvo Soler, Justicia restaurativa empresarial. Un modelo para armar, Reus Editorial, Madrid, 2023